_ MONUMENTO AI MORTI IN MARE DI LAMPEDURSA _

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mercoledì 6 aprile 2011



LAMPEDUSA - Sul molo Favarolo sono ancora tutti sotto choc per la tragedia del barcone stracarico con 300 profughi, affondato nelle acque maltesi dove hanno trovato la morte non meno di 150 persone. Gente in fuga da Somalia, Eritrea, Nigeria, Bangladesh, Costa d'Avorio, Ciad e Darfur. La Croce Rossa italiana 1, assieme agli uomini e le donne del poliambulatario di Lampedusa, sta contribuendo ad assistere i superstiti del naufragio, che al momento sono 48. C'è anche una donna incinta all'ottavo mese di gravidanza, trasportata subito nel poliambulatorio dell'isola siciliana. Sta bene e sta bene anche il piccolo che porta in grembo. Altri sei migranti hanno dovuto far ricorso alle cure mediche. Le loro condizioni, dopo due giorni di navigazione, non sono gravi. Gli altri sopravvissuti sono stati portati nella ex base Loran, perché il centro di accoglienza risulta pieno. Anche medici e infermieri del team di Medici Senza Frontiere 2 hanno prestato le prime cure ai migranti provenienti dalle coste libiche, molti in ipotermia.

Testimonianze: "Mio figlio non c'è più". Alcuni superstiti hanno raccontato che sull'imbarcazione affondata c'erano 350 persone, i dispersi dunque sarebbero almeno 250. Si fanno ancora più drammatici i contorni della tragedia nel Canale di Sicilia, secondo quanto riferiscono gli operatori dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM 3) che hanno raccolto le prime testimonianze dei 48 sopravvissuti. Si è capito che il barcone affondato proveniva dalla Libia con almeno quaranta donne e diversi ragazzini. "Ho visto mio figlio annegare", ha raccontato un uomo, unop dei superstiti. "Stavamo imbarcando acqua, c'era una falla - ha raccontato un altro - si è salvato solo chi è riuscito a raggiungere a nuoto le motovedette della Guardia Costiera. Altri non ce l'hanno fatta. Alcuni hanno tentato di aggrapparsi a chi stava riuscendo a salire a bordo della motovedetta, ma molti sono scivolati giù e scomparsi tra le onde".

"Eravamo 370". "E siamo stati due notti e tre giorni in mare, poi abbiamo visto la nave italiana che si avvicinava". Sono brani drammatici dei racconti di alcuni dei 51 superstiti della tragedia nel canale di Sicilia. Un superstite, ancora stordito dal dolore, per aver visto annegare suo figlio di tre anni e sua moglie ha raccontato: "La nave italiana è arrivata molto lentamente a motori spenti, molto lentamente, fino ad un metro da noi. Ci siamo spostati e la nostra barca si è rotta e siamo caduti in mare.
Eravamo partiti dalla Libia ieri verso le sei di sera. Il tempo si è subito messo al peggio, con il mare molto mosso. Quando sono caduto in acqua - ha detto ancora - è stato un vero inferno"

"Ho perso la mia fidanzata e un amico". Un altro ha detto di chiamarsi Pedro Hugo, di avere 29 anni e di essere originario del Camerun. "La barca si è capovolta - ha detto - in tanti sono caduti in acqua, anche cui la mia fidanzata e un mio amico. Eravamo partiti dalla Libia e ci siamo fatti due notti di viaggio con il mare molto mosso. Ho visto tanti morti attorno a me". Ha poi raccontato di avere perso la sua fidanzata, che aveva 24 anni e il suo amico di 29. "In pochi ce l'hanno fatta", ha aggiunto il giovane camerunense, che nella sua terra faceva il muratore. "Ho pagato 400 dollari per fare questo viaggio. Con me è partita tanta gente, c'erano tre bambini e molte donne". La barca imbarcava acqua, ma quando sono arrivati i soccorsi, ha detto ancora il giovane "Tutti si sono spostati su un bordo facendo capovolgere il barcone", confermando così la versione sulla dinamica della tragedia.

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